Motoaliante minimale Aviad
La formula è quella del libratore motorizzato, la linea, derivata dal GOAT di Mike Sandlin, ricorda quella del mitico Zoegling, il piacere del volo “open air” è immutato, ma i materiali sono moderni: abbiamo provato in anteprima il prototipo del velivolo più economico (e divertente) che esista oggi sul mercato
Da tempo parliamo di volo minimale come di una vera e propria filosofia che abbina il piacere del volo all’economicità e anche, perché no, a un nuovo modo di pilotare, volando su macchine a basso carico alare, a velocità ridotte e con spazi di decollo e atterraggio minimi. Un volo senza dubbio da “bel tempo” che è comunque tecnico e che richiede grande sensibilità di pilotaggio e attenzione alle condizioni ambientali. Un volo fatto di ricerca sui materiali, di rapporti peso/potenza/resistenza calcolati mille volte, di punti di efficienza persi aggiungendo due cavi o una ruota in più, o guadagnati profilando i componenti esposti al flusso, di effetti e coordinamento comandi, di soluzioni il più possibile semplici. Tutti pensieri e argomenti sui quali con Francesco De Martino, titolare di Aviad e costruttore di questo motoaliante, abbiamo discusso per alcuni mesi; pensieri che si annullano quando, dopo l’ennesimo decollo, ci troviamo a fare quota sulla verticale del fiume Chienti, con gli occhi pieni di cielo e con l’aria che diventa sul corpo lo strumento più importante per indicare velocità e assetto; la barra e la pedaliera sono quasi estensioni della mente, il muso e le ali seguono docili i comandi mentre una sola mano regola tutto: assetto, gas, velocità. Se gli aerei si giudicano dalle sensazioni, questo motoaliante ancora privo di un nome è uno dei modi più intriganti e divertenti che possiate immaginare per andare in aria, ma facciamo un passo indietro…
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